domenica 2 agosto 2009

San Michele Arcangelo a Semifonte (Firenze)


Circondata dai solitari cipressi, sopra le colline della Val d' Elsa, troviamo la Cappella di San Michele Arcangelo, nel comune di Petrognano, situata sul poggio dove un tempo sorgeva il comune medievale di Semifonte.

Storia

"Se la gente ch'al mondo più traligna,
non fosse stata Cesare noverca,
ma come a madre a suo figlio benigna,
tal fatto è fiorentin e cambia e merca,
che si sarebbe volto a Semifonti,
là dove andava l'avolo a la cerca"
(La Divina Commedia, Paradiso, XVI, vv. 58-63)

Nata come fortezza sotto l'imperatore germanico Enrico IV a monito dei liberi comuni che in quel periodo stavano aumentando sempre più la loro influenza, Semifonte (il nome deriva dalla fonte che al tempo si trovava in cima alla collina, da cui Summos Fons, storpiato in seguito in Summafonte per diventare poi nella lingua parlata Semifonte) ebbe come fondatori i conti Aliberti e conobbe il suo massimo sviluppo, nel ventennio tra il 1182 ed il 1202, come centro commerciale data la sua posizione lungo la via Francigena, e come “zona franca” dove trovarono rifugio esuli, sbandati e ricercati; arrivando ad essere circondata da mura lunghe tre chilometri al cui interno l'abitato comprendeva chiese, palazzi, botteghe e trecento focolari (famiglie). Con il tempo si guadagnò l'ostilità e l'antipatia di Firenze e Siena.
Nel 1202, dopo un lungo assedio, Semifonte fu conquistata dai fiorentini che non solo la rasero completamente al suolo (secondo alcuni obbligando gli stessi semifontesi superstiti a farlo) ma promulgarono un editto che proibì di costruire per sempre su quei luoghi dove Semifonte aveva osato sfidare Firenze ed imposero ai superstiti di trasferirsi altrove.
L'unica deroga all'editto di Firenze venne concessa dal Granduca Ferdinando I a Giovan Battista di Neri Capponi (proprietario della rinascimentale Villa di Petrognano, nonché canonico della Cattedrale di Santa Maria del Fiore) cui fu consentito di realizzare la cappella dedicata a San Michele Arcangelo.

La cappella

Costruita tra il 1594 ed il 1597 su progetto dell'architetto Santi di Tito, la piccola elegante cappella (conosciuta anche come Il Duomo della Val d'Elsa, San Michele a Semifonte, la cappella di San Donnino ed il Cupolino) a pianta ottagonale è coronata da una cupola che rappresenta una riproduzione in scala 1:8 della cupola del Duomo di Firenze; il modello brunelleschiano viene seguito anche nella pianta ottagonale, derivata dal tamburo di imposta della cupola di Santa Maria del Fiore ed anche nella tecnologia costruttiva della cupola a doppia calotta. Le differenze si riscontrano nelle aperture del tamburo, che qui sono rettangolari e non circolari, e nella lanterna priva di aperture.

Restauri

Nel 2004 sono terminati i lavori per dare una nuova veste al bene architettonico, su progetto dell'architetto Stefano Fabbrini: la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione (costituito da 8 fari, 4 interni disposti alla base del tamburo e 4 esterni per illuminare l'edificio dal basso verso l'alto) ed il nuovo lastricato perimetrale, nel rispetto della disposizione del selciato e dei gradini di ingresso, realizzati entrambi in pietra.

Nel 2005 la cappella è stata danneggiata da un fulmine che si è abbattuto sul manto di copertura rendendo necessario un restauro conservativo che ne consentisse il recupero estetico e funzionale oltre alla messa in sicurezza.

Il pendolo di Foucault

L’Associazione LUDICA in collaborazione con il Comune di Barberino Val d’Elsa ha realizzato un Pendolo di Foucault all'interno della cappella.
L’esperimento consiste in un pendolo il cui piano di oscillazione ruota nel tempo, dimostrando così la rotazione del globo terrestre intorno al proprio asse. L’esperimento, oltre ad essere affascinante, è l’unico modo per dimostrare che la terra effettivamente ruota. L’esperimento è aperto al pubblico ed è corredato anche di tavole e supporti multimediali per spiegare la storia ed il funzionamento del pendolo.

venerdì 2 novembre 2007

Borgo di Monteriggioni (Siena)

Monteriggioni


Monteriggioni è tra i più noti esempi di Borgo Fortificato in Italia, un piccolo paese di soli 42 abitanti circondato da una cerchia muraria al cui interno ci sono le abitazioni dei cittadini, due bar, un negozio di alimentari, due ristoranti, un negozio di souvenir, un’erboristeria, un albergo e una rivendita di prodotti tipici.


Le mura di Monteriggioni, fondata dai senesi nel 1203, furono innalzate tra il 1213 e il 1219 (e successivamente rinforzate nel 1260, 1270 fino al 1545) su una collinetta naturale a dominio e sorveglianza della via Cassia/Francigena, come avamposto contro Firenze, storica rivale di Siena, che in quel periodo stava espandendo a vista d'occhio il suo territorio.

Il tracciato quasi perfettamente circolare delle mura fu ottenuto semplicemente seguendo l’andamento delle curve di livello del terreno. I collegamenti con l’esterno furono affidati ad un solo asse stradale che attraversa il borgo da est ad ovest, limitando così il numero delle porte di accesso, punti deboli per eccellenza. All’interno delle mura una fascia di rispetto separa nettamente l’abitato dalla struttura difensiva
Le uniche modifiche all’aspetto originario del borgo furono apportane all’inizio del secolo XVI° quando le torri furono abbassate e si accumulò terra alla base delle mura creando una sorta di “bastione” per ridurre il fronte al tiro delle armi da fuoco.
Nell’antichità Monteriggioni aveva fama di fortezza inespugnabile; cadde solo in seguito al tradimento di un fuoriuscito fiorentino, Giovannino Zeti che con la scusa "dell'acqua guasta di un pozzo" la consegno nel 1554, senza combattere, agli imperiali di Carlo V comandati del Marchese di Maragliano Jacopo dei Medici.

Cinta muraria
Sempre accessibile, a pagamento (2€), in corrispondenza delle 2 porte di accesso al borgo.
Di forma ellittica (con asse maggiore di 172 m), avvolge la sommità di un alto colle chiamato monte Ala che domina sulle pianure e colline circostanti. Le mura coprono una lunghezza di 570 mi, hanno uno spessore di 2 m e sono intervallate da 14 torri quadrangolari dotate di merlature e bertesche (specie di balconi in legno che sporgevano nei punti di maggiore impegno difensivo) e due porte: la Porta Franca o Romea (verso Siena) sorge alla base di un torrione mentre quella di S.Giovanni (verso Firenze) si apre nelle mura ed è difesa da una delle torri del perimetro fortificato; di una terza porta rimangono solo le tracce.
All'esterno era circondata da un fossato che, riempito di carbone, veniva incendiato in caso di assedio. In corrispondenza di una delle due porte di accesso conservate, inoltre, sembra fosse posta una ulteriore struttura di difesa, un rivellino (avamposto) di forma rettangolare.

Le torri
A base rettangolare di 4x6 m, si elevano al di sopra delle mura per 6,5 metri; nel medioevo l'altezza raggiungeva i 15 metri. Oggi sono visibili solo 11 delle 14 torri originarie; le altre 3 invece sono ridotte a livello delle mura. Al di sopra delle mura vi era un camminamento di ronda che percorreva l'intera cinta muraria.

Piazza Roma
Dopo aver attraversato la porta principale del castello ed avere percorso la strada per un breve tratto, si arriva nella piazza principale che mantiene le caratteristiche dei borghi della Toscana, con tocchi di vegetazione dei giardini ed orti circostanti.
La piazza, come del resto tutto il borgo, un tempo era privsa di pavimentazione; fu lastricata negli anni 60 con un materiale locale detto "Pietra di Torre" proveniente dalle cave di Rosia.

La Chiesa
La pieve di Monteriggioni costruita nel 1219 ed intitolata a S. Maria Assunta, si presenta a navata unica, molto ampia, coperta con volte a vela aderenti alle travature del tetto, dove è ancora leggibile il segno delle antiche capriate. La navata termina con un abside quadrata con volte a crociera in stile gotico dove è presente all’interno il coro ligneo risalente al XVI sec posto dietro all’altare maggiore.La facciata policroma è costituita da calci in travertino e pietra serena; su di essa si apre un grande portale sormontato da un archivolto al di sopra del quale si apre un occhio con decorazioni in laterizio.
Il campanile fu eretto nel XVIII sec dal pievano Mecacci utilizzando secondo la tradizione il materiale dell’antica chiesa di S.Giovanni a Stecchi.All’interno della chiesa sono conservati:
2 Tabernacoli risalenti al XV secoloQuadro della Madonna del VanniCrocifisso ligneo Campana del 1298 donata alla chiesa dalla Repubblica di Siena.

Festa medievale
Ogni estate Monteriggioni rievoca il suo glorioso passato: In occasione della sua festa medievale tutti gli abitanti indossano abiti d'epoca interpretando per alcuni giorni uno specifico personaggio. Ogni segno di modernità, come macchine ed energia elettrica, è bandito, mentre la moneta corrente viene cambiata con "lo scudo di Monteriggioni" grazie al quale è possibile gustare gli "antichi" sapori dei prodotti tipici del borgo.

Monteriggioni e Dante
La vista della cittadella all’epoca del suo massimo splendore doveva suscitare grande impressione se Dante, nella sua Divina Commedia (Inferno canto XXXI, vv. 40-45), paragonò i giganti posti tra l'VIII e il IX cerchio dell'Inferno alle sue alte torri:


... però che come in su la cerchia tonda

Monteriggioni di torri si corona,

così ['n] la proda che 'l pozzo circonda
torreggiavan di mezza la persona

li orribili giganti, cui minaccia

Giove del cielo ancora quando tona



Come arrivare
Monteriggioni si trova in provincia di Siena a due passi dal Chianti, vicino a importanti città d'arte.
Autostrada A1 , uscire a Firenze Certosa, prendere la superstrada ( Autopalio ) in direzione di Siena , uscire a Monteriggioni e seguire le indicazioni per il Castello.
A Monteriggioni sono vietate le auto ed esistono solo due parcheggi: uno più grande (e distante circa 5 minuti) e un altro più piccolo (a pagamento) nei pressi della porta Romea (verso Siena).

venerdì 24 agosto 2007

Basilica di San Michele a Oleggio (Novara)

Basilica di San Michele (Oleggio - Novara)

La chiesa di San Michele sorge all'interno del cimitero di Oleggio (1,2 Km a ovest per via Rimembranza).
Di antiche origini, viene già citata nel 973.
Nel XVI secolo viene abbandonata per la nuova chiesa di San Pietro, all'interno dell'antico "castro".

Si tratta di un’ armoniosa costruzione basilicale protoromanica in pietra con facciata a salienti scandita da lesene che si raccordano tra loro con archetti pensili.
In facciata, che presenta portale di ingresso asimmetrico, sono visibili resti di affreschi al di sopra dell’unica finestra.

L’interno è a tre navate asimmetriche orientate, divise da pilastri rettangolari e con copertura a capriate, ciascuna terminante con absidi semi-circolari.

La navata centrale è di dimensioni maggiori con presbiterio sopraelevato di nove gradini, al di sotto del quale si trova la cripta a tre navate scandite in dodici campatelle e coperta da basse volte a crociera con nervature.

Molto interessanti sono i cicli pittorici all'interno della basilica, tra i pochi esempi di arte romanica ancora visibili nel Nord Italia.
Sulla controfacciata un Giudizio
Universale, di gusto medievale, con il Cristo Giudice al centro.
Nel centro dell'abside quello denominato “I cavalieri".
Nella navata maggiore la Resurrezione di Cristo, databile tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, attribuibile a Francesco Cagnola.
San Michele Arcangelo, sul primo pilastro a destra, é opera del pittore di origine polacca, ma oleggese di adozione, Joannes Maria de Rumo, e risale alla prima meta del XVI secolo.

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domenica 29 aprile 2007

Abbazia di San Nazzaro Sesia (Novara)

Abbazia dei Santi Nazzaro e Celso (San Nazzaro Sesia – Novara)



L'Abbazia benedettina dedicata ai Santi Nazzaro e Celso è uno dei complessi abbaziali più significativi del nord Italia; una cerchia di mura con torrette angolari circolari racchiude questo scorcio di medioevo tra le risaie con campanile romanico, chiostro affrescato e mura con fossato.

Storia
L’Abbazia venne fondata nel 1040 da Riprando, vescovo di Novara, unitamente ai suoi fratelli Conti di Biandrate, secondo la tradizione sui resti di un precedente monastero, in una posizione strategica lungo la "via Regis", nei pressi di un guado del fiume Sesia. Riprando l'affidò ai monaci benedettini riservando per sé e la sua famiglia il diritto di decima.
A partire dal XIII secolo venne fortificata per difendersi dalle sanguinose lotte fra Novara, Vercelli e Milano.
La vita all'interno dell'Abbazia scorre tra un'alternanza di lotte, saccheggi e momenti di tregua fino al 1492, quando venne designato abate, con bolla pontificia, Antonio Barbavara. Durante la sua lunga reggenza (fino al 1567) vengono compiute grandi migliorie sia dal punto di vista patrimoniale che di organizzazione agricolo-comunitaria, introducendo nuove colture e bonificando i terreni circostanti.
L’Abbazia fu quasi completamente ricostruita e fortificata: venne conservata quasi integralmente la planimetria precedente, ma il complesso venne caratterizzato da linee tardo gotiche quattrocentesche. In stile romanico sono l'alta torre campanaria e il quadriportico che non vennero intaccati dai lavori di ricostruzione.
I secoli trascorsero tra momenti di splendore e decadenza fino a che la Repubblica Cisalpina, nel 1801, confiscò i beni abbaziali, che furono in seguito venduti a privati e adibiti a locali di deposito agricolo, portandoli ad uno spaventoso degrado.
Solo verso la metà del XX secolo, grazie a importanti opere di restauro, l'Abbazia riprese il suo originale splendore.

Descrizione
La chiesa costruita nel XV secolo è un esempio di architettura gotico-lombarda. Dell'antica costruzione romanica rimangono la torre campanaria e l'atrio disposto su due piani con nartece incorporato, il cui muro esterno presenta un bel fregio di archetti che racchiudono un motivo a raggiera ottenuto con mattoni.
La facciata a capanna è caratterizzata da ampie fasce di rilievi in cotto a soggetto geometrico e vegetale e presenta un portale ogivale ed un tipico rosone gotico piemontese (dalla piccola luce e dall'ampia fascia decorativa in cotto); è preceduta da due ali (la terza è andata perduta) di edifici a due piani, con un portico aperto al piano terreno e con locali illuminati da bifore al primo piano. Finestre più piccole si aprono sui lati esterni dell'edificio. Il paramento murario, a differenza di quello della chiesa, è costituito in gran parte da ciottoli di fiume. Un elegante fregio ad archetti trilobati intrecciati corona i muri della chiesa
L'interno è a tre navate con volte a crociera costolonate. Sulla parete della navata destra si possono ammirare due affreschi quattrocenteschi. Uno, datato 1480 ed attribuito a Giovanni Antonio Merli, venne commissionato dall'Abate Antonio Barbavara e raffigura San Nazzaro a cavallo fra Santa Caterina e San Rocco (a sinistra dell’osservatore) e San Celso con un martire a destra. Nell'altro affresco Madonna in trono con Bambino con ai lati angeli musicanti, inseriti in un' insolita struttura architettonica fra San Sebastiano a sinistra e Sant'Agata a destra.
Il chiostro quattrocentesco, di forma quadrangolare, ha grandi arcate con volte a crociera sostenute da pilastri e da colonne in cotto con capitelli cubici a spigoli smussati. Recentemente sono stati restaurati gli affreschi quattrocenteschi sulle pareti del chiostro, che "raccontano" episodi della vita di San Benedetto.
A fianco della chiesa si innalza il campanile romanico (1055-1075), una massiccia costruzione a pianta quadrata, la cui muratura è in ciottoli di fiume disposti a spina di pesce, intercalati da mattoni collocati orizzontalmente. La struttura è alleggerita da monofore e coronata da una cella campanaria aggiunta in seguito.

Come arrivare
Autostrada A4, uscita Biandrate, e da qui seguire le indicazioni per San Nazzaro Sesia (circa 4 Km).
L’Abbazia si trova al centro del paese.

domenica 22 aprile 2007

Abbazia di Chiaravalle (Milano)

Abbazia di Chiaravalle



Non molto lontana da Viboldone, il momento ideale per visitarla è il pomeriggio, quando il sole ne illumina la facciata, del XII secolo ma chiaramente rimaneggiata nel XVII secolo quando venne aggiunto il nartece in sostituzione dell’originale duecentesco, di cui si conservano le murature laterali.
L’interno è a croce latina, tre navate con transetto. Attirano subito lo sguardo le enormi colonne circolari affrescate ed il seicentesco coro ligneo della navata centrale.
Attualmente in fase di restauro gli affreschi della cupola a causa di infiltrazioni, sono però visibili quelli del transetto anche se decisamente poco illuminati. La seconda cappella del braccio sud ospitava originariamente il Cristo alla colonna del Bramante, oggi alla Pinacoteca di Brera.
In cima alla scala che porta al dormitorio, il cui accesso è però negato, si vede la Madonna della buonanotte, così chiamata per l’abitudine dei monaci di salutarla con un’Ave Maria prima del riposo.
Il chiostro duecentesco permette un’ottima visuale sulla torre detta Ciribiciaccola e vale la pena percorrerlo fino alle colonnine annodate (colonne ofitiche) sul lato nord-ovest.

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Abbazia di Viboldone (Milano)

Abbazia dei Santi Pietro e Paolo


Il momento ideale per fare una visita è la mattina, per poter apprezzare il momento in cui il sole illumina la splendida facciata in cotto accendendola di un colore fiammeggiante.
Di stile tra il romanico e il gotico, l’Abbazia, costruita tra il XII e il XIV secolo, incanta il visitatore ancora prima di scoprirne lo spettacolo degli affreschi al suo interno.
Della facciata colpiscono subito le due bifore “a vento”, che donano leggerezza al complesso, e il contrasto tra il colore rosso del cotto e il bianco del marmo.
Il portale di marmo bianco introduce in chiesa accogliendo il fedele con i santi Pietro e Paolo a cui è dedicata.
L’interno, a croce latina con tre navate e senza transetto, è sobrio ma allo stesso tempo sorprendente per gli affreschi che lo decorano. Tra di essi la Maestà sulla parete frontale del tiburio ed il Giudizio Universale che la fronteggia, visibile quindi solo a chi si trova nel tiburio mentre di norma, come nell’esempio grottesco della Cappella degli Scrovegni a Padova, lo si trova sulla parete della controfacciata, come monito per i fedeli.
Interessante la decorazione della quarta campata con le Storie della vita di Cristo e la Crocifissione.
Di notevole interesse è la Sala della Musica nell’edificio adiacente all’Abbazia, interamente decorato con strumenti musicali del periodo tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento.

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